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Quella che in Italia è nota come la rotta di Caporetto è chiamata in Slovenia Čudež pri Kobaridu, il miracolo di Caporetto. Queste due espressioni speculari – anche se comunemente meno utilizzata quella slovena – appaiono rivelatrici di memorie incongruenti. La Rotta Miracolosa è la paradossale fusione linguistica di due prospettive storiche apparentemente incompatibili.
Il progetto è stato sviluppato in due fasi di residenza: una prima a marzo, in cui sono state messe a fuoco tematiche e abbozzati i possibili interventi, ed una seconda a luglio, in cui gli interventi sono stati formalizzati e comunicati alla comunità locale (quella stanziale ma anche quella temporanea, costituita dai turisti) chiamata quindi ad attivarli, ma anche a metterne in discussione e negoziarne il significato.
Il 14 luglio Leone Contini e Špela Zidar hanno presentato, in un dialogo aperto tra curatore, artista e comunità locale, la propria esperienza di fieldwork ed i progetti che da tale esperienza sono scaturiti. In questa occasione è stata distribuita al pubblico una road map, strumento indispensabile per fruire/attivare i vari interventi, sparsi sui due versanti del confine italo-sloveno.
La road map è stata quindi lasciata a disposizione del pubblico del museo, per un periodo di un mese, mimetizzata tra i gadget, le cartoline e gli opuscoli informativi e di valorizzazione del patrimonio locale ad uso dei turisti.
DOWNLOAD ROAD MAP: La rotta miracolosa – Čudežni zlom
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Di seguito la documentazione di alcuni degli interventi presenti nella road-map:
Menù immaginato – dal “Ricettario culinare” di Cellelager, Germania, 1917-1918/Namišljeni meni – “Knjiga receptov” iz taborišča Cellelager, Nemčija, 1917-1918, Museo di Caporetto/Kobariški muzej
Giosué, un mio prozio siciliano, fu fatto prigioniero durante la disfatta di Caporetto e attese la fine della guerra nel Lager di Celle, in Germania. Di questa esperienza rimane un ricettario, una scrittura collettiva dei compagni di prigionia, un affresco corale di ricette regionali di 95 anni fa.
Il Menù proposto è dunque ricavato da un ricettario doppiamente immaginato: immaginato nella penuria materiale della prigionia ed immaginato come insieme concettuale inclusivo, trans-regionale: il ricettario di una comunità che per la prima volta, nello spaesamento di un forzato soggiorno altrove, si percepisce come tale.
Il menù trilingue, circondato dai residuati bellici – oggetti-feticcio protetti nelle teche di vetro – è a disposizione del pubblico, direttamente fruibile, incorporabile.
Giosué, moj prastric s Sicilije, je bil ujet med bitko pri Kobaridu in dočakal konec vojne v taborišču Celle v Nemčiji. Od te izkušnje se je ohranila knjiga receptov, napisanja skupaj s tovariši v zaporu, skupek regionalnih receptov izpred 95ih let, ko je bil pojem “italijanske kuhinje” še zelo abstrakten. Knjiga receptov je namišljena v dveh točkah: v smislu materialnega pomankanja v zaporništvu in v smislu koncepta transregionalnosti skupnosti, ki v tistem času šele nastaja.
Passeggiata in Planina, Drežnica
Nella casa-museo di Mirko i feticci della prima guerra mondiale – una guerra industriale, importata da lontani centri di potere – coabitano con gli oggetti del folklore locale e con le conoscenze – attualissime ed intergenerazionali allo stesso tempo – legate al microcosmo naturale. Mirko è un raccoglitore “onnivoro” ed il suo interesse spazia senza soluzione di continuità dai residui bellici agli oggeti folclorici fino alle piante selvatiche: la sua pratica è una rivendicazione di appartenenza e un atto di cura che, più o meno consapevolmente, delimita un ambito di pubblico interesse: il patrimonio locale, che include pacificamente elementi apparentemente inconciliabili. L’azione consiste in una passeggiata nelle trincee abbandonate, con uno spostamento dell’attenzione dal patrimonio bellico/memoriale a quello presente e vivo.
L’azione è reiterabile, prenotazioni: Mirko Kurinčič +38631743023.
Mirko je ustvaril muzej, kjer so delci bomb, ki simbolizirajo industrijsko vojno, podprto s strani tujih kapitalov, postavljeni ob predmete lokalne folklore in lokalna znanja, sodobna in hkrati intergeneracijska, ki so povezana z naravnim mikrokozmosom. Mirko namreč pozna skrivne učinke zdravilnih rastlin, ki jih nabira po potrebi. Kot zbiratelj upraviči pripadnost lastnemu teritoriju in hkrati poskrbi za njegovo ohranitev. Akcija je sprehod po zapuščenem bojišču prve svetovne vojne, pri katerem bo življensko/sodobni aspekt bolj pomemben od vojaško/spominskega.
Rezervacije: Mirko Kurinčič +38631743023.
Jugonostalgija, Žaga (Slovenia)
La proprietaria di un piccolo bar sulla strada che da Caporetto porta a Bovec possiede una ricca collezione di cimeli titini: poster, quadri, accendini, statuette, fotografie.
Il bar sarà temporaneamente allestito come museo della jugo-nostalgia.
Lastnica majhnega bara ob cesti, ki vodi od Kobarida do Bovca ima bogato zbirko spominkov Tita: plakatov, slik, vžigalnikov, figuric itd. V baru bo začasno na ogled muzej jugonostalgije.
NEWS: In seguito all’intensa partecipazione nel bar di Zaga verra’ organizzata la Jugo-festa anche nelle prossime due domeniche. Druze Tito mi ti se kunemo.
Točka 6 na zemljevidu: Zaradi velikega zanimanja bo v baru Lunca, Žaga Jugo-žur vsako nedeljo. Druže Tito mi ti se kunemo!
La moschea invisibile/Nevidna mošeja, Log pod Mangartom
La moschea qui costruita dai soldati bosniaci non sopravvisse alla fine della guerra: abbandonata, cadde rapidamente in rovina. Poco lontano, in un cimitero militare, lapidi musulmane coabitano con le croci dei compagni cristiani. Cittadini dell’Impero.
Un segno effimero rende visibile il punto in cui sorgeva la moschea, luogo di conforto nel disorientamento della prima linea.
96 anni dopo molti bosniaci vivono in Slovenia, tra questi la moltitudine invisibile dei “cancellati”, ex connazionali imporvvisamente divenuti stranieri durante il processo di dissoluzione della Jugoslavia.
Mošeja, ki so jo tu zgradili bosanski vojaki ni preživela konca vojne in je kmalu razpadla. Nedaleč stran, muslimanski nagrobniki sobivajo ob krščanskih križih. Lokacija, kjer je mošeja stala, bo označena. Tako bo ponovno mogoče stati na mestu vojaškega sinkretizma.
če bomba bo kaškala, Purgessimo (Italia, Slavia Veneta)
Un caserma abbandonata – durante la guerra in Jugoslavia qui furono alloggiati profughi bosniaci – ed una frase nel dialetto ibrido italo-sloveno, tipico del confine: “če bomba bo kaškala bomo tutti morili”,“Se cadrà la bomba moriremo tutti”. Si tratta di un proverbio popolare, un monito sui rischi della guerra, concepita in lontani centri di potere ma che esplica il suo potenziale distruttivo su chi abita il confine, indipendentemente dalle affiliazioni nazionali. La scelta di questa inquietante location attualizza un’antica saggezza.
Zapuščena vojašnica – med vojno v nekdanji Jugoslaviji so bili tu nastanjeni begunci iz Bosne. Prisoten je izrek v hibridnem, slovensko-italijanskem, tipično obmejnem narečju: “Če bomba bo kaškala, bomo tutti morili”, “Če bomba pade, bomo vsi mrtvi”. Gre za pregovor in jasno opozorilo o nevarnostih vojne, zasnovane v oddaljenih centrih moči, ki pa svoj uničujoči potencial prikaže na koži lokalnega prebivalstva ne glede na narodnost. Izbira tako boleče lokacije posodobi to staro obliko ljudske modrosti.
NEWS: Če bomba bo kaškala non è più visibile nella sua forma originaria. Pur trattandosi di un messaggio di pace – o forse proprio per questo – la scritta è stata fuoriosamente raschiata via.
Balkan Baroque, Kobarid
L’ortolano di Caporetto ha frutta dolcissima e burek squisito. I suoi trionfi vegetali – vere e proprie sculture effimere di frutta e verdura – sono parte di un patrimonio in divenire, che a suo parere è europeo prima che balcanico. Forse dovrei cambiare il titolo.
Zgodba prodajalca sadja in zelenjave govori o večkratni pripadnosti. Sadna zmagoslavja – njegove sadne skulpture – so prav tako del dediščine, ki jo on bolj kot bakansko, dojema kot evropsko. Njegov burek pa je najboljši v okolici.
Traslitterazioni/Prečrkovanje, Savogna
Laurencig Giovanni, Loszach Antonio, Marchig Andrea… I cognomi incisi sul memoriale ai caduti della grande guerra sono sloveni ma, a causa delle politiche di assimilazione, sono stati scritti secondo le regole fonetiche dell’italiano. Se la traslitterazione fosse stata fedele alla pronuncia reale i cognomi potrebbero oggi essere ipoteticamente ri-slovenizzati come Lavrenčig, Ložač, Markig. Tuttavia sono pronunciati localmente come se fossero scritti Lavrenčič, Ložak, Markič. Nel processo di assimilazione i nomi sono stati infatti alterati oltre che traslitterati. L’italianizzazione non ha però alterato il registro fonetico orale ad uso interno della comunità.
Giovanni Laurencig, Antonio Loszach, Andrea Marchig. Slovenski priimki na memorialu so, zaradi italianizacije v času fašizma, napisani po italijanskih fonetičnih pravilih. Če bi bilo prečrkovanje izvedeno po fonetičnih pravilih, bi se imena poslovenila: Lavrenčig, Ložač, Markig. Vendar pa se imena izgovarjajo Lavrenčič, Ložak, Markič. Lahko torej sklepamo, da italianizacija ni temeljila le na spremembi zapisa, ampak tudi na spremembi izgovorjave, čeprav ji očitno ni povsem uspelo, da bi le-to spremenila.
Principali fferenze fonetiche tra italiano e sloveno/Fonetične razlike med Italijanščino in Slovenščino:
la c [ʦ] – zz in pizza; la č [ʧ] – c in cena ; la s [s] – s in sole; la š [ʃ] – sci in sciabola; la z [z] – s in rosa; la ž [ʒ] – j del francese je; la g [ɡ] – g in lega; la j [j] – i in aia; la k [k] si – c in casa (ke = che)
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*English version
La rotta miracolosa/Čudežni zlom can be translated as The Miraculous Defeat.
The project took place in various locations across the Italian-Slovenian border, in summer 2012
The WWI battle known in Italy as “La rotta di Caporetto” (the defeat of Caporetto) is known in Slovenia as “Čudež pri Kobaridu” (the miracle of Kobarid). The name of the location is different and, moreover, the content itself is specular. This incongruent knowledge is part of our background, since the childhood; Such an incongruity shows how identity is embodied trough education, national edification and language, and how power structures are naturalized.
I’ve merged the two expressions into a new one: “The miraculous defeat” – the title of the project.
The whole project consists in 13 trans-border sub-interventions, an attempt to redefine the terms of the conflict across the Italian-Slovenian border.
The sub-interventions were marked on a road-map, available at the Kobariski Museum or downloadable from the web.
a few sub-intervention:
A walk on the mountain (SLO) I intervened on an already existing format, a war-tourism voyeuristic walk in the WWI trenches, by asking a local guide to lecture the audience about natural microcosm instead of war. As a result: the paradoxical merging of global-industrial-modernist war fetishes and fragments of the local natural- folkloric knowledge;
Imagined menu (SLO) Recipes from a cookbook written by Italian war prisoners in 1917, in CelleLager, Germany; A defeated, exiled and starving community was imagining food as a common patrimony, using the Italian language for the first time. I translated the menu in English, Slovenian and German and shared it with the visitors of Kobarid war museum;
Jugonostalgija (SLO) A bleak bar was turned into the museum of nostalgia: Yugo-fetishes, old magazines and WWII partisan songs from the neighborhood. Bratsvo i Jedinstvo, Brotherhood and Unity!
Če bomba (IT) “Če bomba bo kaškala bomo tutti morili” is a proverb in the hybrid Italian-Slovenian trans- border dialect; it could be translated as “When the bomb will be dropped we will all die”, a very wise sentence. I printed it on paper and affix it on a former Bosnian refugee camp from the 90ies. It was angrily destroyed few hours later;
The invisible mosque (SLO) During WWI the Bosnian soldiers built a Mosque, later destroyed during the Italian occupation. Nowadays many Bosnians, which moved in Slovenia during the Yugoslav era, have lost their citizenship and their civil rights when the federation fell apart. They are called izbrisani, the erased, and they are living as if they were invisible since 20 years. I just marked were the Mosque was;
Transliterations (IT) A WWI war monument on the Italian side of the border is unwittingly showing the evidence of a denied drama: the victims were Italian citizens but Slovenian speakers and their name was forcedly Italianized. This violence is forever engraved in the marble plaque.
My attempt to retrace the original name of the victims is the occasion to lecture the Italian audience about Slovenian phonetic rules.
download the road-map here:
https://leonecontini.files.wordpress.com/2012/07/la-rotta-miracolosa-c48dudec5beni-zlom.pdf